Da dove vengono i nomi dei brand famosi e qual è la storia che si cela dietro il naming di Ikea e tanti altri? Scopriamolo!
Da bambina facevo spesso un gioco che ha un po’ a che vedere col naming, a ben pensarci. Mi guardavo fissa allo specchio e iniziavo a ripetere il mio nome ad alta voce, fin quando perdeva completamente di senso. Mi domandavo perché mi chiamo Martina, cosa significa, che senso avessero queste lettere in quest’ordine, se fosse un nome musicale o cacofonico, cercavo un senso nella combinazione che ovviamente non c’è, essendo i nomi frutto della scelta più o meno perversa dei nostri genitori.
Ebbene sì, già da bambina covavo gli embrioni di una qualche turba mentale ma è bello quando da piccoli si fanno domande per andare alla ricerca di risposte. Una pratica che da adulti accantoniamo forse perché diventiamo cinici e disincantati, e poche volte ci interessa indagare oltre la superficie.
A me piace tuttora pormi domande, e una delle mie preferite riguarda i nomi dei brand: da dove nascono, qual è la loro storia? C’è un senso dietro la scelta che a volte pare casuale di parole, lettere, idioma?
In questo articolo ne vediamo qualcuno e sono sicura che alcuni li conosci già perché sono famosi, e avrai letto della loro storia su altri blog più quotati del mio: in ogni caso, se sei capitato qui sopra mi auguro che l’articolo ti piaccia e anche di lasciarti qualcosa di utile a fine lettura 🙂
Cos’è il naming e perché è importante
Il naming è una pratica di marketing che consiste nella scelta del nome per un prodotto, un brand, un’azienda, ed è fondamentale perché il nome è la prima cosa che l’utente tende a ricordare insieme al logo. Se è difficile da pronunciare, troppo lungo o non ha nessun rimando ai valori e il settore in cui opera il brand è difficile che avrà successo a lungo termine.
Non c’è una formula esatta per creare il nome ideale partendo da zero ma bisogna prendere in considerazione le caratteristiche del brand e i suoi valori, decidere se puntare sul senso letterale della parola o su un duplice livello di significato: spesso un nome breve e facile da ricordare basta, altre volte vale più la storia o il sentiment che evoca.
Lego – la mission nel nome
Gli amatissimi mattoncini si chiamano Lego perché quest’ultima è la combinazione delle parole danesi “leg godt” che tradotte significano “giocare bene”.
Questo nome suona chiaro, semplice, carino, e rispecchia esattamente la mission dell’azienda: far giocare bene bambini (e adulti) di tutte le età in ogni parte del mondo, aiutandoli a sviluppare la creatività attraverso l’assemblamento dei mattoncini per costruire città e personaggi e creare milioni di storie diverse.
Starbucks – perché la sirena?
Mi sono sempre chiesta perché Starbucks avesse come logo una sirena e la spiegazione deriva da un’antica xilografia norrena del XVI secolo, in cui la sirena (a due code, come quella del logo Starbucks) è intesa come simbolo di fascino e seduzione. Le sirene attraggono i marinai con il loro canto, così come Starbucks attira gli amanti del caffè all’interno dei suoi locali.
Il nome invece viene dal famoso romanzo Moby Dick, dove tutti conoscono il Capitano Achab ma pochi il primo ufficiale che, appunto, si chiama Starbuck. Naming e logo si rifanno quindi a una tradizione marinaresca, espressa nel logo e anche nel nome, una volta colto il riferimento al romanzo di Melville.
Tinder – l’esca per il giusto match
L’app di incontri tra le più famose al mondo ha un nome che ricorda la parola Tender (tenero in inglese) ma non c’entra una mazza, e ci sta vista la funzione principale dell’app che in alcuni paesi è utilizzata per incontri di carattere prettamente sessuale (e non che ci sia nulla di sbagliato, qui in Italia però somiglia più a un casting per Uomini e Donne).
In inglese Tinder significa “fiammella, esca” e infatti anche il logo è una fiamma, che allude alla famosa scintilla che potresti vedere scattare se trovi un match fortunato (auguri).
Avon – un omaggio da fan
David McConnel è il fondatore della famosa azienda di prodotti cosmetici Avon e all’inizio vendeva Bibbie porta a porta; si rese presto conto che ad accoglierlo erano quasi sempre donne e così iniziò a omaggiarle con un profumo. Da qui nasce la sua azienda, che non è un acronimo come ero convinta fosse ma un omaggio a Shakespeare di cui McConnell era grande fan; Stratford Upon Avon è infatti la città natale del grande scrittore.
Hotmail – non c’è nulla di hot
Solo io ho sempre pensato che il nome Hotmail avesse qualcosa di vagamente ambiguo? Sarà perché c’è la parola Hot nel nome che però non rimanda in alcun modo né al caldo né al piccante, bensì al linguaggio HTML utilizzato in programmazione.
La parola HTML si fonde con la parola MAIL dando come risultato Hotmail: ok, adesso tutto fila.
IKEA – sapevi che è un acronimo?
Chiudiamo questa prima parte con un classicone, anche se non tutti sanno qual è l’origine del nome IKEA, e confesso che neanche io la conoscevo prima di scrivere questo articolo.
In realtà mi aspettavo chissà quale storia emozionante, invece la spiegazione è semplice: la parola IKEA è l’acronimo delle iniziali di Ingvar Kamprad (fondatore) Elmtaryd (la fattoria della famiglia) e Agunnaryd (il villaggio dove è cresciuto).
Non ce ne voglia il signor Kamprad, ma è più interessante sapere da dove vengono i nomi dei prodotti Ikea: a quanto pare quest’ultimo, soffrendo di dislessia, ha appioppato ai suoi mobili nomi svedesi o scandinavi facili da tenere a mente.
In effetti per il resto del mondo non scandinavo c’è da dire che BJÖRNHOLMEN è proprio facile da ricordare (è un mobile tv con le ante, se ti interessa inserirlo nella wishlist di Natale).