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AI e copywriting possono convivere?

AI e copywriting: cosa ci aspetta?

È giunto il momento di parlare di AI e copywriting, dal momento che le Intelligenze artificiali si stanno espandendo in tutti gli ambiti, attraverso applicazioni tecnologiche sempre più diffuse e ormai parte integrante del quotidiano, basta pensare alle nostre case rese smart grazie alla domotica. 

L’intelligenza artificiale si può applicare in quasi tutti i contesti lavorativi e non, di conseguenza anche al lavoro di copywriting. A questo punto la domanda che sorge spontanea è: AI e copywriting vanno d’accordo? Oppure dobbiamo temere che un giorno l’AI ruberà il lavoro a noi copywriter?

Partiamo come prima cosa dalla definizione di intelligenza artificiale: parliamo di un mondo davvero complesso, che spazia in tanti diversi settori di applicazione che vanno dall’informatica alle neuroscienze. Se vogliamo riassumere cos’è l’intelligenza artificiale possiamo dire che è la capacità di una macchina di dimostrare abilità appartenenti all’essere umano, come ad esempio l’apprendimento.

Ciò diventa possibile grazie agli algoritmi in grado di elaborare una quantità enorme di dati, che permettono alle macchine di apprendere da sole avvicinandosi sempre di più a un comportamento tipico dell’uomo.

AI e copywriting: amici o nemici?

Intelligenza artificiale e copywriting possono essere complementari, dal momento che l’AI può aiutare a comprendere i gusti degli utenti e tradurli, fornendo così direttive specifiche a chi deve realizzare contenuti targettizzati. 

L’intelligenza artificiale può aiutare i copywriter sia a scrivere testi orientati a uno specifico target che fornire un aiuto per l’ottimizzazione in ottica SEO, fungendo quindi da supporto per i professionisti. 

Se trattata come tool, infatti, l’intelligenza artificiale è un aiuto extra che si affianca alle capacità umane e ne migliora le prestazioni.

Sì ma c’è il rischio che un domani le AI prendano il posto dei copywriter e dei creativi in generale?

Vero è che sono sempre più diffuse, e con le AI è possibile scrivere, disegnare, stampare in 3d, modellare, in modo talmente accurato e specifico che spesso i risultati sono così realistici da mettere in dubbio l’esecuzione da parte di una macchina. Quindi sì, forse c’è da avere paura, se non fosse che le macchine non possiedono emozioni. Le emozioni restano affari umani e soprattutto non sono replicabili.

Quello che scriviamo, dipingiamo e traduciamo in arte è frutto della nostra unica e specifica visione del mondo, frutto a sua volta di esperienze di vita vissuta e interpretazioni soggettive. L’arte rappresenta l’uomo per ciò che vede, ciò che pensa, ciò che immagina, ed è permeata da una gamma di emozioni talmente ampia che diventa impossibile classificarle o tradurle in modo universale.

Una macchina può riprodurre un disegno perfetto, o scrivere il romanzo più figo del mondo?
Certo. Ma è impossibile che una macchina possa emozionare e generare empatia, e fin quando esiste questo limite possiamo tirare un sospiro di sollievo, ed essere soddisfatti della condizione di soggetti spesso rotti, fragili, sinceri, incompleti e viscerali quando creiamo qualcosa.

L’intelligenza artificiale potrà pure ARRrubarci l’intelligenza, ma il calore è un’altra cosa.
Per cui, cari amici copywriter, scriviamo sereni…

…per ora.
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