Lush è uno dei brand di bellezza/cosmesi che più mi piace, e a catturarmi sin dal primo giorno non sono stati i prodotti in sé ma la descrizione e i nomi che li presentano, sia sul sito che negli store fisici.
La prima cosa che ho notato quando sono entrata in un negozio Lush è stata proprio la grande varietà di nomi simpatici e a tratti geniali di shampoo, creme, balsami, che rendono questi shampoo, creme e balsami molto più di ciò che sono perché conferiscono loro personalità.
E per un brand la personalità è tutto, è l’unico sistema che consente ai marchi di emergere e rimanere impressi nella mente del consumatore, un consumatore costantemente bombardato dalle pubblicità che si lascia catturare davvero difficilmente. Lush utilizza da sempre una comunicazione leggera basata sulla sensorialità (il profumo nei negozi, i colori, i prodotti che si possono provare in loco sotto i consigli di commessi sempre gioiosi e credo anche loro profumati come una saponetta), quindi anche il naming dei prodotti non poteva che essere altrettanto effervescente.
Sono sicura che tutti conoscano Lush, ma per chi dovesse essere appena atterrato da Marte spendo due righe di introduzione: Lush nasce nel 1995 ed è una azienda inglese che realizza prodotti a mano per la cura dell’igiene della persona, con formule vegan e con una costante attenzione all’ambiente sia nelle composizioni che nel packaging.
Basti pensare che anche i contenitori dei prodotti sono riciclabili, e riportandone un certo numero al punto vendita si ha uno sconto su determinati prodotti o dei piccoli campioni omaggio. Questo per incentivare il riciclo e fidelizzare il cliente, che con la promessa di un regalo sarà certamente più propenso a non buttare via le confezioni e non inquinare.
Il problema di un’azienda come Lush, all’inizio, poteva essere proprio questa tendenza ecosostenibile: è vero che per fortuna con il tempo la svolta green sta prendendo piede in diversi settori ma anni fa eco faceva rima con impegnativo, inferiore, meno gratificante nell’azione (un sapone ecologico lava bene quanto uno ‘’normale’’?).
Lush ha sfruttato la sua principale caratteristica che poteva trasformarsi nel il suo tallone di Achille con molta intelligenza e lungimiranza, dimostrando un lato friendly e soprattutto la volontà di raccontare la sua mission il più dettagliatamente possibile all’utente, ma senza provocargli l’orchite a suon di pipponi stratosferici.
Ha affidato dunque l’arduo compito alla comunicazione nei suoi punti vendita, disseminati di lavagne che attraverso frasi semplici, d’impatto e simpatiche accompagnano il cliente verso una conoscenza del prodotto ravvicinata. E a quel punto l’utente, incuriosito, si lascia conquistare dallo shampoo ”Crine tempestose” o dallo scrub ‘’Questione di peeling’’.
Anche le descrizioni prodotto sul loro e-commerce sono sullo stesso stile e questa formula scelta sin dall’inizio continua ad avere successo, rendendo Lush uno dei brand più conosciuti e apprezzati nel settore della cura del corpo.
Quello che più mi piace nella scelta del nome dei loro prodotti, oltre ai giochi di parole, è l’attenzione che danno alla traduzione: i nomi dall’inglese sono traslati in italiano in maniera non letterale, piuttosto adattati per restituire il senso originale o, se non è possibile, avvicinarsi quanto più possibile all’intento. I giochi di parole sono una tecnica di copywriting divertente ma devono essere usati con cognizione di causa, per questo in inglese L’Avena Poetica (che è una maschera per il viso) diventa Oatifix e non la traduzione letterale che andrebbe a perdere quella parte caratteristica identificativa.
{Vi lascio il link a un blog che ha raccolto insieme tutti i nomi dei prodotti Lush in italiano e in inglese}
Tra le altre scelte comunicative che adoro di Lush ci sono i messaggi sparsi negli store sulle lavagne, tra cui un simpaticissimo invito a odorare tutto tranne il personale, e le etichette che si trovano sotto i prodotti. Quasi per caso, una volta, ho girato la scatolina di latta del burrocacao e ho trovato un’etichetta a informare che quel prodotto era stato confezionato da tale Carla.
Un’ottima idea per dare un volto alle persone che hanno letteralmente creato il prodotto in uso, tanto che mi è venuto spontaneo ringraziare la signora Carla per avermi regalato quel burrocacao fantastico al gusto cioccolato che continuavo a leccarmi via dalle labbra.
Sotto l’etichetta della signora Carla, poi, ho trovato questo e mi ha colpito il modo in cui Lush riesca a risultare carino anche quanto ti sta dando del deficiente tra le righe:
Ti piacciono i prodotti Lush o anche a te, come al Mago Forest in LOL2, i giochi di parole ti fanno infiammare la milza?