Ti sei mai chiesto come si sceglie il nome dei farmaci e secondo quali criteri glieli appioppano?
Per fortuna io sono campionessa mondiale di pippe mentali e domande inutili, quindi sono qui per raccontarti come nasce il naming dei farmaci e secondo quale logica viene partorito.
Come nasce il nome dei farmaci
Sai che i farmaci hanno in realtà tre nomi? Il primo è un nome chimico che serve a definire la composizione del farmaco e di solito è molto lungo e tecnico, proprio perché serve a spiegare come è realizzato in base alle sue componenti.
Il secondo nome è quello generico, che fa riferimento al principio attivo in esso contenuto, ovvero la sostanza che rende possibile l’azione farmacologica.
Il terzo nome è quello commerciale, ovvero quando il farmaco viene prodotto dalle case farmaceutiche, sperimentato e poi immesso sul mercato, come ad esempio Tachipirina, Moment o Aspirina.
Ovviamente questo terzo nome è quello che potremmo definire più appetibile e soprattutto più facile da pronunciare, perché pensa che casino andare al banco della farmacia per chiedere un N-acetil-para-amminofenolo.
Non te lo ricorderesti nemmeno se te lo scrivessi in fronte.
Regole da rispettare per il nome dei farmaci
I farmaci devono avere nomi che rispettano alcune regole precise per scongiurare rischi importanti, come ad esempio confondere due o più farmaci con nome simile ma usati per trattamenti diversi.
Sono stati documentati spesso casi di persone che hanno assunto il medicinale sbagliato per via dell’assonanza con quello a loro prescritto, e questo non può e non deve succedere per una questione di sicurezza.
Per evitare questo genere di rischi entrano in scena organi preposti al controllo della sicurezza come l’Agenzia Europea per i medicinali, che fissa delle regole e criteri da rispettare alla lettera.
Per capire come vengono dati i nomi ai farmaci le caratteristiche di cui tenere conto riguardano:
- semplicità, affinché il farmaco sia facile sia da scrivere che da pronunciare; a tale proposito vengono svolti anche dei test linguistici ad opera sia di umani che di intelligenze artificiali, a cui è affidato il compito di verificarne il livello di comprensione.
- scopo non promozionale, né allusioni alla sua azione terapeutica in termini di promesse o migliorie della patologia. Facciamo un esempio: delle pillole per dormire non possono chiamarsi Dormi Sicuro perché le uniche informazioni che devono comunicare riguardano la loro natura medica e non l’effetto che il farmaco può indurre- o non indurre- sul singolo individuo.
- novità, quindi non usare parole esistenti in nessun idioma; questo perché una parola che a noi magari sembra senza senso magari possiede un significato in lingue diverse dalla nostra.
A cosa servono i nomi dei farmaci
La funzione del nome commerciale dei farmaci è aiutarci a ordinarli al farmacista, ma servono anche alle case farmaceutiche per far sì che siano acquistati in numero maggiore rispetto ai medicinali generici. Un nome semplice da ricordare o scrivere è anche più facile da memorizzare per le persone anziane, che fanno un uso magari più frequente di farmaci diversi e sempre più spesso se li procurano in prima persona.
Infine, un nome capace di suonare bene un po’ in tutte le lingue permette al farmaco una commercializzazione a livello internazionale.
Sai come è nato il Viagra?
Dare il nome a un farmaco può risultare un’operazione complessa perché si deve esprimere un concetto astratto, qualcosa che non esiste e non si definisce e oltretutto deve sottostare a regole precise durante la fase di creazione.
Non so se lo sapevi – io no – ma il processo di naming di un farmaco è antecedente addirittura all’approvazione del farmaco stesso dalle autorità: la scelta è affidata a un team di esperti, e non parliamo solo di copywriter e agenzie creative ma anche di scienziati, avvocati, talvolta anche scrittori o poeti!
La maggior parte dei farmaci non vanta nomi indimenticabili o particolarmente fascinosi ma alcuni hanno un appeal indiscusso, come per esempio il celeberrimo Viagra.
Il nome della famosa pillola blu nasce, secondo ciò che racconta la leggenda almeno, da un medico che per descrivere la sensazione plausibilmente provata da un uomo davanti alla virilità ritrovata ha usato l’espressione “strong stream” che in inglese significa corrente forte.
Combinando la parola vigorose (vigoroso) con Niagara (le famose cascate) è nato il nome Viagra.
In ogni caso oggi, laddove la fantasia e la pazienza umana non basta, esistono programmi appositi per facilitare il processo di naming di pastiglie e fialette, e ciò risponde almeno in parte alla domanda perché i farmaci hanno nomi strani.